Michele Piagno (barman internazionale): «un cocktail deve diventare un'esperienza che stupisce e racconta una storia»

Michele Piagno (barman internazionale): «un cocktail deve diventare un'esperienza che stupisce e racconta una storia»

Michele Piagno - Michelepiagno.it - tra i barman italiani di riferimento, anche a livello internazionale mNel 2011 ha ideato Glow Sweet & Sour Mix, preparato fluorescente con brevetto mondiale; ha collaborato con chef stellati e Flair Academy Milano, è Ispettore della Federazione Baristi Italiani, etc) fa il punto sulle tendenze del bartending internazionale. Tra l'altro, è in arrivo a breve un suo nuovo libro, dedicato sia agli addetti ai lavori sia agli appassionati del bere miscelato

E' il momento giusto per farlo. Con l'arrivo dell'inverno e l'avvicinarsi delle festività natalizie, questo universo entra in una delle sue stagioni più intense e creative. Il periodo 2025-2026 segna un vero punto di svolta: il cocktail non è più soltanto una bevanda, ma diventa mezzo di espressione, esperienza culturale e strumento di connessione sociale.

Il cocktail torna quindi ad essere spettacolo e performance, pur mantenendo equilibrio, tecnica e rispetto della materia prima. «La nuova era del bartending parla la lingua del territorio. Botaniche locali, agrumi stagionali, distillati artigianali e riduzione dello spreco diventano elementi fondamentali del processo creativo. Il concetto di "local cocktail" è oggi una delle tendenze più forti a livello globale: ogni drink deve raccontare un luogo, una storia, una cultura», continua il barman friulano. 

«Stiamo assistendo a una trasformazione profonda del settore: nasce una nuova filosofia del bere, basata su identità, sostenibilità, consapevolezza e creatività internazionale», spiega Michele Piagno. «Oggi il bartender non è più solo un esecutore tecnico, ma un autore, un narratore e un interprete del tempo in cui vive e deve presentare ogni cocktail come una esperienza multisensoriale».

«Il cliente oggi non cerca semplicemente un buon drink. Cerca un momento memorabile. Luci, musica, profumi, bicchieri, garnish (ovvero il modo in cui cocktail viene abbellito e presentato, NDR) e storytelling diventano parte integrante della ricetta. Il cocktail viene inserito in una narrazione sensoriale completa», continua Piagno.

Secondo Michele Piagno, il futuro del bartending passa attraverso la capacità di creare emozione, atmosfera e valore attraverso un singolo bicchiere. Tutto questo potrebbe diventare una sorta di ritorno al maximalismo ed alla teatralità. «Dopo anni segnati dal minimalismo e dalle linee pulite, la mixology internazionale riscopre il gusto per lo stupore. Tornano garnish scenografici, affumicature, giochi di temperatura, ghiaccio scolpito e presentazioni d'impatto visivo», continua Piagno. 

Drink e cocktail, poi, cambiano sempre. Low alcohol e mocktail premium crescono, ad esempio. «Il bere consapevole continua a crescere. Aumenta la richiesta di cocktail a basso contenuto alcolico e di mocktail strutturati e complessi. Non si tratta più di semplici alternative, ma di vere creazioni di alta mixology, pensate con tecnica e visione», spiega Piagno. «Il futuro non è bere di più, ma bere meglio».

C'è poi di nuovo voglia di vera socialità. «In un mondo sempre più digitale e veloce, il bar torna a essere uno degli ultimi spazi di socialità autentica. Il cliente cerca relazione, dialogo, connessione umana. Il cocktail diventa il punto d'incontro tra le persone», continua Piagno. Per il barman friulano, tutto questo è uno dei pilastri più importanti del futuro del bartending: creare luoghi di incontro reali attraverso il gusto e l'atmosfera.

E ora veniamo alle tendenze sui cocktail protagonisti dell'inverno 2025-2026. Nonostante l'evoluzione continua, i grandi classici restano protagonisti nei migliori cocktail bar del mondo, ma vengono reinterpretati con tecniche moderne, ingredienti premium e twist stagionali. «Spazio quindi  a Margarita, ma in versione speziata, affumicata o gourmet; a Mojito creati con con erbe alternative e riduzione dello zucchero; ecco poi ancora lo Spritz, ,a più secco, botanico ed elegante. E ancora, il Gin & Tonic diventa personalizzato e territoriale mentre il Dry Martini piace in mini serve di alta gamma. Infine piacciono di nuovo i Cocktail a base di rum e whisky, oggi più strutturati e avvolgenti».

Le festività rappresentano poi un'opportunità straordinaria per esprimere creatività e identità. Spezie, miele, cacao, agrumi maturi, castagne, liquori tradizionali e distillati italiani diventano protagonisti di signature cocktail stagionali. «Il cocktail invernale non è solo una bevanda: è un rituale, un ricordo, un'emozione liquida. Perché secondo Michele Piagno: «Il cliente non deve solo bere: deve sentire una storia nel bicchiere».

Riassumendo, il bartender del futuro non versa solo da bere, è un ambasciatore di cultura.  «Sarà, anzi dovrà essere sempre più un portatore di valori: sostenibilità, identità, rispetto della materia prima e centralità dell'esperienza umana. Il vero lusso non sarà il cocktail più caro, ma quello capace di raccontare una storia autentica».





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